Freedom: gli innumerevoli volti della libertà
“Libertà: diritto di tutti, concessione di pochi. È come un uccellino chiuso in gabbia: sente un fuoco dentro di sé, un turbine, vorrebbe volare, fuggire LIBERO. Ecco, è questo fuoco che mi brucia dentro che mi porta a salire sul palco e recitare. Voglio solo essere libera di esprimere me stessa. Libera di ESSERE me stessa e il teatro è la chiave che apre la mia gabbia”. Il teatro è libertà, possiamo affermare sintetizzando le parole di questa studentessa che, con tutto l’entusiasmo della giovinezza, è alla ricerca di uno spazio dove potersi liberamente esprimere. E questo è stato lo spettacolo Freedom, spontanea e vivace manifestazione della interiorità del gruppo teatrale del Forteguerri, la Compagnia dell’Incanto, sotto la sapiente direzione artistica della Prof.ssa Elisabetta Iozzelli.
Freedom è andato in scena al teatro Bolognini il 31 Maggio 2019, per il progetto dell’Associazione teatrale pistoiese, La scuola in scena, e ha visto come protagonisti gli studenti-attori: Silvia Baldassarri, Francesca Bartalucci, Alice Bibaj, Ersilia Brandi, Mara Breschi, Niccolò Bruni, Emily Calegari, Andrea Calcagna, Alessandra Cavallo, Ludovico Condio, Carlo Covelli, Marta Cristiano, Lucrezia Degli Esposti Pallotti, Aicha Essabane, Matteo Falorni, Niccolò Frediani, Maia Veronica Gentili, Loris Gianneschi, Olga Giannoni, Giulia Gori Sechi, Agnese Maniscalco, Mariasole Manta, Ilary Masha, Olga Novelli, Joan Andrei Pascu, Elia Sorelli, Valentina Sorghi, Giani Tagarcea, Flora Tesi, Lorenzo Tesi, Tosca Tesseri, Carlotta Tredici.
Sono stati loro, i ragazzi, a ideare l’opera, a stendere il testo, a trovare le parole giuste per portarci a riflettere sulla libertà in tutte le sue sfaccettature e in ogni ambito della vita umana. Libertà di fuggire da un compagno violento, da condizioni precarie di guerra alla ricerca di una condizione migliore e più sicura, da genitori che ti spingono a scelte che non ti appartengono, verso uno spazio tuo, una tua voce, una tua identità. Ma anche esigenza di una libertà di opinione, di pensiero, di parola, con tanto di riferimento storico alla Rivoluzione francese, durante la quale, per la prima volta, tali princìpi si affermarono. Oggi, oltre due secoli dopo, tendiamo a darle per scontate, ma non lo sono affatto.
Protagonista del testo è Max, “ che lavora per una compagnia di assicurazioni-racconta la prof.ssa Iozzelli- ma non si sente realizzato. Riesce a sentirsi veramente libero solo scrivendo storie. Un editore gli offre l’opportunità di trasformare la sua passione in un lavoro. Nel tentativo di trovare la sua opera più interessante da mostrare all’editore, si scontra con i personaggi della sua fantasia che cercano anch’essi la propria libertà”. In questo esperimento , i personaggi si ribellano all’autore ed escono fuori dalla trama, scegliendo una vita autonoma e libera. Si percepisce anche una vena metaletteraria, una riflessione sull’opera nel suo farsi, che ci riporta alla mente, fatte le dovute distinzioni, i Sei personaggi in cerca d’autore di Pirandello.
Originalissimo, inoltre, il riferimento alle marionette che, di quando in quando, compaiono sulla scena, maschere bianche, incolori, indifferenti, pusillanimi- almeno all’apparenza- mosse da fili rossi, sotto l’arbitrio di un invisibile burattinaio. Alla fine, però, i manichini, dopo un coraggioso – nonché doloroso – percorso di consapevolezza, si trasformano in esseri umani pensanti (adesso non sono più incolori, ma indossano gli abiti che preferiscono), decidono di autodeterminarsi e di camminare da soli, andando a incarnare tutte quelle persone che scelgono con coraggio e con sofferenza di uscire dalla loro condizione di “schiavitù”: in fondo non è mai comodo intraprendere l’ignota strada verso l’autodeterminazione.
È difficile produrre uno spettacolo su una tematica “impegnata” e tenere vivo l’interesse del pubblico in sala per oltre due ore. Anche in questo la Compagnia dell’Incanto è stata eccezionale: il pubblico ha mantenuto una attenzione vivace e partecipe per l’intera serata, perché è stato emotivamente coinvolto, è stato stimolato a riflettere, ma soprattutto ha anche sorriso divertito.
Tutti sono buoni a far riflettere con il “tragico”, ma chi riesce a stimolare le profondità dell’animo tramite il sorriso, ben miscelando pathos e ironia, può essere definito un vero artista. E in questo i giovani del gruppo teatrale del Forteguerri sono stati dei veri artisti.